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Articoli del 13/09/2014

Premessa: Qualsiasi simbolo, anche in stato silente, perchè non più coinvolto dalla quotidianità e dalla cutura presente, viene recepito comunque dall'inconscio di chi lo percepisce.
Lo stato di quiete apparente viene subito trasformato in attivo nel momento in cui i vissuti personali entrano in relazione, in risonanza con il contenuto simbolico, provocando un rafforzamento delle spinte emotive e del modo in cui la realtà viene percepita e valutata dalle persone.*

Il monumento di Vittorio Bottego in piazza Dalla Chiesa a Parma, è appena stato ricollocato nel nuovo piazzale della Stazione dei treni.

fonte: Repubblica Parma

L'uomo Vittorio Bottego è stato senz'altro un personaggio storico, le sue gesta  erano apprezzate e riconosciute, d'altronde il periodo storico era ben diverso, benché, come sempre del resto, non tutti fossero così propensi alla violenza e al pregiudizio per le culture diverse.
Ci troviamo proprio nel perido dell'Italia appena unificata, piena di speranze e di difficoltà.
Con un grande deisderio di rivalsa, di riscatto e un richiamo sempre più evidente alle grandezze della storia, infatti dopo alcuni decenni dalla morte di Vittorio Bottego (1897) si avrà il recupero fascista delle glorie romane e la recrudescenza delle guerre coloniche italiane.

L'Italia aveva iniziato la sua espansione colonica nel 1882 in Eritrea, proseguendo con la Libia, la Somalia e l'Etiopia, Dodecaneso e Albania.
Negi anni 30 Mussolini, secondo la visione dell'Impero itaiano, progettò e attuò varie espansioni delle colonie italiane in Africa.
Il tutto si esaurì alla fine della seconda guerra mondiale.

Vittorio Bottego quindi si inserisce in un contesto di espansione militare e culturale italiana, in un periodo ove i vari ministri si definivano critici e magari contrari alle azioni coloniali, ma decidevano comunque di ampliare i domini, all'inizio solo di natura commerciale.
Le azioni di guerra si inserivano in un contesto coloniale già ampiamente sfruttato dalle altre potenze europee (Francia, Inghilterra), ed in una situazione politica instabile dei contesti indigeni.

Detto questo però possiamo venire ad oggi.

fonte: Wikipedia

Il Monumento in questione fu realizzato da Ettore Ximenes agli inizi del novecento e inagurato il 1907, dunque in pieno ambito colonialista.
Ciò che rese più che altro famoso Vittorio Bottego furono le sue esplorazioni nel corno d'Africa, soprattutto il percorso di due fiumi: il Giuba e l'Omo, contribuendo alla costruzione delle cartine geografiche dell'epoca e ricevendo anche una medaglia d'oro al valor militare.

Leggendo da alcune fonti l'ultimo periodo dell'esploratore (come viene definito):

"Tenta di proseguire l'esplorazione in territorio etiopico, nella regione dei Galla ma è invece costretto ad un combattimento (causato anche dal suo carattere impetuoso) a Daga Roba, nel corso del quale viene ucciso il 17 marzo 1897"
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria:
«Dimostrò sagacia ammirevole nel dirigere una spedizione scientifico-militare nell'Africa Equatoriale attraverso paesi inesplorati e fra popolazioni ostili e bellicose e spiegò eccezionale coraggio attaccando con soli 86 uomini un nemico forte di circa un migliaio di combattenti e morendo eroicamente sul campo ferito al petto e alla testa da due colpi di arma da fuoco.» — Gobò (Paesi Galla) - 17 marzo 1897
(wikipedia)

Quindi ci troviamo di fronte ad un Esploratore, capitano di spedizioni scintifico-militari, il quale combatté le popolazioni indigene per poter condurre le sue esplorazioni a fini scientifici (geografici e naturalistici) e militari (colonialisti).

Questo è il background culturale che ispira il monumento, i quale, in ogni caso, risulta molto chiaro: un comandante militare, in posizione di sfida e di comando, sotto il quale sono posizionati due indigeni abbattuti dalla presenza dell'esploratore, in abbigliamento d'epoca, armati, uno con un'espressione spaventata e l'altro morente.

Secondo alcune interpetazioni: "di fianco si trovano due statue di guerrieri a simboleggiare i fiumi orientali africani Omo e Giuba, che lui stesso esplorò."

Anche se le simbologie volute dall'artista potrebbero riguardare effettivamente i due fiumi esplorati, ed in effetti l'ambientazione a grotta con l'acqua richiama certamente gli ambienti eritrei ove furono condotte le spedizioni, ritengo che nella nostra epoca sia molto difficile che l'immagine che ci presenta il monumento sia recepita come "esplorazione", "ricerca scientifica" o "fiumi d'Africa".

*Qualsiasi simbolo, anche in stato silente, inerme perchè non più coinvolto dalla quotidianità e dalla cutura presente, viene recepito comunque dall'inconscio di chi lo percepisce.
Lo stato di quiete apparente viene subito trasformato in attivo nel momento in cui i vissuti personali entrano in relazione, in risonanza con il contenuto simbolico, provocando un rafforzamento delle spinte emotive e del modo in cui la realtà viene percepita e valutata dalle persone.

Dunque un monumento che riversa un contenuto simbolico militare, nel quale è evidente la prevaricazione dell'uomo occidentale su quello africano è davvero ancora rispondente alla visione culturale della nostra epoca, alla necessità di un multiculturalismo che ci aiuti nella difficoltà dei rapporti quotidiani con "gli altri"?

Il monumento, come spesso nella nostra società priva dell'attenzione al contesto, al valore dell'insieme e delle corrispondenze, è posto nel piazzale della stazione dei treni, luogo di passaggio obbligato per molti forestieri, italiani e non, e nei pressi dell'Ufficio Informstranieri del Comune di Parma, ove vengono accolti i richiedenti asilo, e tutti coloro che per la loro condizione di "stranieri", necessitano di un supporto per le pratiche amministrative.

(Fonti: wikipedia italia, La Repubblica Parma, www.imonumenti.it, Treccani Online, www.ilcornodafrica.it)

 

Fotografie del 13/09/2014

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