AltraCittà, Articoli Vecchi
Le ultime iniziative dell'ADOC-ConfConsumatori
(da AC n.1 anno3° gennaio 1996)
In questo ultimo periodo sono state tre le iniziative portate ad un buon
punto dalla associazione ConfConsumatori e ADOC a Parma. La prima
riguarda la sostanziale vittoria dell'associazione riguardo il numero 144
della Telecom; dopo molti mesi di battaglia contro le bollette astronomiche
e l'attivazione di un "servizio" che l'ADOC considera non richiesto per cui
non estendibile all'utilizzo di qualsiasi utente, finalmente sembra che si
possa arrivare ad una forma più accettabile di erogazione su domanda
dell'interessato. In secondo luogo si stà giungendo alla raccolta di firme per
una legge su iniziativa popolare che regoli i patti in deroga. Le
organizzazioni sindacali inquilini stanno per arrivare ad un accordo con le
organizzazioni dei proprietari per concertare un prezzo da rispettare in
cambio di agevolazioni fiscali. La nuova legge vorrebbe unificare a livello
nazionale i patti in deroga e regolarli: la raccolta inizierà con i primi di
gennaio in tutte le segreterie dei comuni, per informazioni rivolgersi
all'ADOC ConfC. via Saffi, 16 PR. Inoltre si avvierà una iniziativa
sull'aumento degli affitti delle case popolari non più calcolati sulle fascie di
reddito, ma scaglionati in fasce in cui entrerà in maniera progressiva l'equo
canone fino al 100%.
CHIACCHERATA CON SERGIO SERGI. UN INCONTRO CON L'ARTE E LE IDEE.
(da AC n.6 a3° giugno 1996)
Durante la serata del 2 maggio si è svolto un momento culturale, quasi un
happening di avanguardiana memoria svolto da tre ragazzi nei locali della
mostra di Sergio Sergi, un racconto di civiltà lontane e città perdute nelle
steppe del profondo oriente, un pannello dipinto sotto i nostri occhi e la
musica con atmosfere sempre più coinvolgenti. (autori:... ... Ettore
Mossini). La mostra si tiene nel palazzo della Rosa con il titolo: Mostra di
Pittura Esoterica, "Del color sciamanico".
Non esistono dei. Solo uomini. Ogni uomo è come Giobbe, in tutti è del
divino ed in tutti vi è sofferenza, alcuni però alla fine capiscono,
comprendono, seguono la vera umanità in loro, si uniscono col tutto ed in
questo non sono dei, ma uomini davvero.
E' proprio invece della nostra società creare dei miti, drammatizzare e
superare i limiti umani, sconfinare nel sogno negativo e nella visione
barocca della realtà.
I critici d'arte, come sacerdoti di una religione per pochi, si muovono
sorretti dal loro sapere, dalla loro aura e decidono chi debba divenire
divino, da adorare, calano i loro giudizi sulle persone che si sentono così
impaurite, profani al cospetto del sacro,... Spesso i visitatori della mostra, a
ragione, danno il loro contributo di idee ed emozioni, ma prima debbono
schernirsi con un "io però non me ne intendo".
Occorrerebbe creare un piccolo esrcito di non credenti, di paurosi (per
ignoranza) riscattatti(ogni quadro vendutoal difuori del circuito ufficiale è un
nuovo luogotenete acquistato ed una battaglia vinta) per combattere il
potere costituito.
I critici sono i politici dell'arte: ove entra in gioco il valore ed il denaro vi
sono dei politici, degli amministratori del denaro e del potere, com qui della
merce di scambio artistica.
Croste valutate e riprodotte in serie, con tecniche industriali (come le cose
di Dalì) senza neppure la firma originale! Kitcsh al massimo grado ed il
critico spesso le valuta perchè ne ricava una percentuale, non certo per la
qualità e la crescita culturale.
"Finchè la gente continuerà a permettere che Cristo venga crocifisso e Van
Gogh si suicidi..."
Ma anche i critici poi sono succubi di altri (amministratori, mercanti
d'arte...) e perdono così la loro libertà e creatività, non sono più UOMINI
che seguono le loro idee e lo stesso vale per quegli artisti che si
sottomettono ad un discorso di mercato, come fanno a mantenere quel
delicato equilibrio fatto di silenzio, interiorità, libertà e meditazione, da cui
scaturisce il momento creativo?
Creatività per Sergio Sergi equivale al puro vivere, è ciò che ti collega, e
collega ogni uomo, alla natura, in quel momento sei solo tu e l'universo e tu
sei parte dell'universo e del tutto... -Ecco, il legame con la natura si è
perso: una qualsiasi anche sottile differenza pensata tra noi e la natura
determina la perdita di unità e creatività, ci rende ignoranti,... -Non occorre
una natura mitizzata o sottomessa, così come non dei o vermi, ma solo
uomini, veri uomini, e una totale coscienza che siamo natura e la natura è
uomo, alla pari, a pari dignità. Occorre un ritorno al rispetto ed alla
collaborazione tra la nostra natura umana e la natura del mondo, ed ecco
la nostra società che ora è ben più incivile ed arretrata pur con i suoi
computers e la sua iper-comunicazione, che però manca completamente di
unità, di conetnuti, di creatività. Una società politicizzata, solo gestione del
denaro e ricerca del potere.
-Una volta ritrovata l'unità se tu fai del male ad un essere vivente, ad un
altro o al mare è come se prendessi a pugni tua madre: non c'è differenza.-
Nell'arte oggi troviamo chi reitera le sue cose, le riproduce in meniera
seriale o chi rimane fermo all'informale pur sapendo che quello è ormai già
passato, è stato un momento utile negli anni '40 e in quegli anni si sono
fatte le cose migliori, oggi non hanno più senso: "...bisognava ripartire
dall'informale ed andare avanti: ecco, riscoprire la figura tra i colori e
trovare una nuova tensione, un ritorno all'unicum, all'insieme, al cosmo, tra
le figure i segni e i colori."
Religione, società, arte e scienza uniti nel quadro, ma tutto questo non è
solo quadro, superficie dipinta, è un messaggio (lo dimostrano anche le
svariate iniziative culturali che vengono proposte all'interno della mostra): il
risveglio delle persone, si vuole fare riscoprire la nostra unità, far si che il
quadro sia utile ad ognuno di noi, "sacri e profani", fare cadere le barriere
tra le discipline, tornare a considerarci natura e cosmo.
E' una pittura originale, ottenuta con una ricerca, un percorso, delle scelte,
delle convinzioni: una cosa rara per gli artisti di oggi; ed è inoltre un modo
per procedere nella pittura, ritenuta morta, senza però perdersi in altre
attività concettuali ben più lontane invero (neon, fibre ottiche, tv,
computer... vedi biennale di Venezia).
Si vuole ripartire dalla gente insomma, e da contenuti precisi.
"Sarebbe bello poter fare un simbolo, una spilla o un ciondolo... la gente lo
compra e lo porta, un simbolo dell'unità, quei tre Guna del manifesto uniti
in cerchio (nigredo, rubedo, albedo, forza statica, dinamica ed equilibrio: le
forze che compongono il cosmo), le persone lo portano, magari non sono
consapevoli di portare in giro il senso della mostra, che ne sono i "portatori
sani", eppure il simbolo ha una sua forza intrinseca, ha un effetto e crea
una domanda, allor aper rispondere, per assecondare la curiosità
(importante aspetto della creatività) si dipana il simbolo, lo si porta al piano
della coscienza, ed ecco il gioco è fatto: l'unità è dichiarata e richiama con
forza il proprio essere a cercarla."
Divenire capaci di comprendere la complessità del reale, l'unità degli
opposti, chi non lo desidererebbe... Non posso, da parte mia, che augurare
a Sergio Sergi di vincere la sua lotta, che ammetto essere, su diversi
campi, anche la mia.
Una battaglia da sostenere.
(da AC n.10 a3° novembre 1996)
Veniamo a noi, ora, per poter finalmente intervenire in concreto a proposito
di un argomento molto importante. Già vi parlai dell'importanza di mantere
vivo l'interesse e la coscienza critica nei confronti degli effetti che hanno le
nostre azioni, bene, sappiate che è in atto una campagna per sensibilizzare
le ditte produttrici di scarpe e richiamarle ai loro doveri morali. Una
multinazionale non può e non deve poter sfruttare in nome del commercio
e del guadagno le leggi permissive di un paese all'altro capo del mondo
per i suoi interessi e tantomeno noi dobbiamo divenire complici e collusi
con essa.
Il "Centro Nuovo Modello di Sviluppo" di Pisa (ricordate la "Guida al
consumo critico"?) ha promosso una campagna, in concomitanza con altri
centri internazionali, per fare capire alle multinazionali Nike e Rebook che
devono smettere il loro sfruttamento del lavoro minorile per la produzione
di calzature sportive. Esse sono solo le due più rappresentative del settore
(50%), ma la cosa si può esetendere ad altre e ad altri settori. La loro
produzione usa la manodopera asiatica che sfrutta i lavoratori con salari
bassissimi. Rispetto al costo minimo vitale secondo il governo locale
(2,2$), rispetto al costo minimo vitale secondo le ONG (organizzazioni non
governative) (4,5$) ai salari di un'industria occidentale come Bata (4,6$) ed
infine anche rispetto al salario minimo legale comunque sotto quello
minimo di vita (2,1$) il salario di apprendistato della Nike fino al nov.'94 è
stato inaccettabilmente basso (1,5$). Fino al '93 vi era un guadagno di 250
lire l'ora, pari al 70% del bisogno vitale! Senza contare le 120-150 ore di
lavoro, l'impossibilità di esprimere dissenso, di organizzarsi in sindacati, la
mancanza di sicurezza del posto, la scarsa sicurezza ed infine, in certi
casi, lo sfruttamento di bambini e delle donne. Tenendo conto del fatto che
lo sport è una disciplina che rispetta ed unisce i popoli, e che con il costo
di un solo annuncio pubblicitario in televisione di Rebbok o Nike, si
potrebbe raddoppiare il salario di 100 donne per un anno in Cina o nelle
Filippine si percepisce la realtà della situazione: il costo del lavoro è quello
che incide meno sul prezzo finale del prodotto (1,7%), la pubblicità
equivale al 4,4%, senza contare i contratti miliardari dei testimonial!
Attraverso l'invio di cartoline mirate (alle sedi delle filiali italiane e ad un
negozio di vostra conoscenza), possiamo fare sentire la nostra volontà,
fare si che le industrie adottino un codice di comportamento conforme alle
normative internazionali già definite dall'Organizzazione internazionale del
Lavoro e dai principi Universali dell'ONU. Per infomrazioni e per ottenere il
materiale vi sono banchetti in piazza Steccata e via Mazzini, oppure si può
telefonare allo 050/826354, e alla nostra redazione (il mercoledì sera) o
inviare un contributo sul ccp 14082564 del CNMS.
Quelli di Pickwick.
(da AC n.5 a3° maggio 1996)
Il 19 aprile alla sala teatro del circolo ARCI San Lazzaro il nostro gruppo "Quelli di Pickwick"
in occasione della ricorrenza della "liberazione" ha organizzato uno spettacolo di lettura di
poesie. Il tema era la guerra, e la dignità dell'uomo. Ci siamo uniti in questo gruppo proprio
col motivo di portare avanti un discorso teatrale che non sia solo di divertimento, ma che
abbia al suo fondo un impegno per l'uomo, per una rinascita della sensibilità verso la poesia,
il teatro e i valori che la cultura da sempre ha portato con se.
Dei brani di prosa di Pablo Neruda tratti dal testo "Confesso che ho vissuto" collegavano
assieme le cinque poesie di Neruda, Lorca e Brecht per costruire un filo conduttore di
impegno e attenzione alla sorte del destino umano e alla battaglia contro la violenza e
l'oppressione, strumenti della guerra e dei regimi totalitari.
Con stacchi musicali anche di grande effetto grazie ai due chitarristi presenti sul palco e la
proiezione di alcuni quadri di Picasso, Munch e Goya si è voluto fare entrare vari aspetti
dell'espressività umana, a riprova che l'uomo non ha limiti di tempo o di mezzo nel suo
deisderio di libertà e nella sua condanna ad ogni forma di abuso.
E' nostro desiderio poter preparare altre occasioni di incontro col pubblico, speriamo quindi di
tronare in scena al più presto.
I discount nella nostra città (Parma)
(da AC n.10 novembre 1995)
Da alcuni anni dopo la crisi economica del '92/'93, le persone
abituate alla spesa settimanale che si esprime con l'arrivo
presso la cassa del loro bel metro cubo di carrello stipato di
prodotti e prodottini, hanno a disposizione la nuova opportunità
di non spendere le ormai fatidiche trecento mila lire, infilandosi
in un Hard Discount.
Questo tipo di distribuzione, avendo dalla sua un calo dei prezzi
dell'oltre il 30%, sembrava essere l'unico destinato a resistere,
con scene apocalittiche gli studiosi del settore ipotizzavano la
"discountizzazione" di tutto il territorio nazionale con
conseguente sparizione o riconversione degli altri gruppi
distributivi.
Secondo stime recenti i Discount erano 290 nel '93, 1350 nel
'94 e 1950 nel giugno '95.
Nel nuovo contenitore si assommavano però incerdibili vantaggi
a svantaggi evidenti: prezzi veramente bassi accessibili a tutte
le tasche, eliminazione delle politiche inflazionistiche e delle
fastidiose pubblicità continue, persino il rilancio di antiche ma
ormai ridottissime marche di piccole industrie locali che non
erano riuscite ad entrare nella grande distribuzione, ma accanto
vi è il problema della qualità dei prodotti, dell'immissione di
prodotti e catene straniere nel nostro territorio con evidente
riflesso sulla nostra economia nazionale ed il pericolo della
morte di tutti i piccoli e medi punti vendita che garantiscono la
pluralità e la vitalità del mercato e la possibilità di occupazione.
Negli ultimi mesi però sembrano avere vinto gli aspetti
problematici, ossia non ci sarà nessun giudizio universale per le
catene tradizionali, mentre lo sviluppo dei Discount tende a
crescita zero.Da un fatturato medio stimato di 5 miliardi annui si
è passati ad uno di 2,7 e l'apertura di nuovi punti si è ridotta ad
un quarto delle previsioni; il territorio libero del Mezzogiorno
risulta comunque non molto utilizzabile per la diversa tipologia
del consumatore, meno propenso alle grandi spese ed alla
programmazione dei consumi.
Il consumatore ha valutato tutte le possibilità, ha provato ed
infine si è reso conto che da una parte non si risparmiava poi
tanto se metà o un terzo della spesa risultava ai limiti
dell'accettabilità per capacità di rispondere alle esigenze del
palato o dell'efficacia d'uso, dall'altro la durissima risposta della
distribuzione tradizionale che ha inserito i prodotti a basso
prezzo, non di marca (evidenziati con quegli strani bigliettini:
"occhio al minimo", "il nostro consiglio", "prodotti con amore",
"prezzo più basso"...) o all'interno dei normali ripiani o addirittura
in zone a loro riservate, permetteva di poter andare in un luogo
unico per acquistare i prodotti freschi, quelli di qualità
irrinunciabile ed infine i più a buon mercato. Dunque un
riequilibrio della situazione.
A Parma sono presenti le insegne ED, Lidl, Sosty, Primo..., ed
abbondano anche le tradizionali Coop, Conad, Standa,
Esselunga, Silos, Crai, Sidis... dunque il confonto è immediato e
continuo pur avendo la maggior parte dei Discount in provincia.
Nella nostra città si tende alla grande spesa settimanale, i
Discount riescono a confrontarsi con gli ormai "antichi" e
tradizionali mostri sacri come Silos e Centro Torri, anche se la
nuova situzione ha comportato anche per loro un rialzo dei
prezzi e persino un inserimento di alcuni prodotti di marca
(Sosty) e un superamento della presentazione dei prodotti
decisamente hard: scatoloni e plastica. Si tende insomma ad un
"Soft Discount" che riesca a superare i problemi della mancanza
del fresco, della varietà di scelte e dell'impatto visivo che
comunque ha un suo peso dato l'indottrinamento pesante
attuato da tempo dai distributori e dalla pubblicità.
A Parma inoltre vi è l'eta media più elevata d'Italia ed infatti il
fruitore del Discount spesso è un pensionato, accanto
all'operaio e manovale, alla casalinga ed all'impiegato.
Quanto alla qualità si deve dire che alcuni prodotti non possono
permettersi prezzi incredibilmente bassi, il latte fresco, il burro,
l'olio di oliva (il più bistrattato forse) e il vino dell'annata '95 per
avere un limite di qualità sufficiente devono mantenersi
piuttosto equivalenti nei vari punti vendita; secondo alcune
indagini di LargoConsumo ('93, '94,'95) comunque si riscontra
un buon apprezzamento qualitativo, e certo si è arrivati a
selezioni precise dei prodotti.
Auguriamoci quindi che non spariscano né i prodotti di qualità
né gli operatori al dettaglio e neppure la tendenza a venire
incontro al consumatore in tutte le sue esigenze, senza tentare
di forzarne i tempi e le scelte.
Alessandro M.
La Cooperativa "Il Molinetto".
(da AC n.2 a4° feb-marzo 1997)
Abbiamo già parlato della Cooperativa di solidarietà sociale "Molinetto",
nata nel 1978 sulla spinta di un forte movimento di volontariato attivo nella
zona, con l'intento di favorire la socializzazione ed il preavviamento al
lavoro di numerosi giovani portatori di handicap abitanti nel quartiere.
Il negozio di legatoria che caratterizza l'attività di questa Cooperativa
subisce vari spostamenti fino all'attuale posizione in Via Cavagnari, 3 a
Parma ove viene approntato un vero e proprio centro residenziale per gli
assistiti. Ad esso si è unito un parco pubblico (con strutture ludiche), aperto
alla cittadinanza per favorire l'incontro e la reciproca conoscenza fra i
frequentatori del parco e i disabili ospiti del centro, ed una pizzeria-
ristorante.
Attualmente la Cooperativa Molinetto assiste 21 portatori di handicap, di
età variabile tra i 16 e i 48 anni, sette dei quali sono ospiti permanenti del
centro residenziale mentre i restanti frequentano durante il giorno i diversi
laboratori. Le strutture della Cooperativa sono inoltre utilizzate da altri
disabili, provenienti sia da altre Cooperative che da Servizi Pubblici. La
Cooperativa collabora con il CEIS di Parma, accogliendo, per brevi periodi
di volontariato, giovani tossicodipendenti giunti al termine del programma
di disintossicazione.
Dal punto di vista lavorativo, la Cooperativa svolge attività di cartotecnica e
legatoria sia per conto di privati che per conto di Enti Pubblici. Il ristorante-
pizzeria, aperto al pubblico tutto l'anno, si propone con particolare
attenzione all'accoglienza di gruppi di disabili (vista la mancanza di
barriere architettoniche) e per gruppi numerosi, in particolare di giovani e
bambini vista la possibilità di usufruire dello spazio verde e del parco
giochi. Inoltre è stata iniziata una collaborazione con Enti Turistici ed
Agenzie di viaggi per accogliere le gite scolastiche.
Dal punto di vista organizzativo, le prospettive di sviluppo della
Cooperativa vedono al momento un forte impegno su due iniziative: nelle
strutture della Cooperativa già il 30% dei dipendenti era costituito da
persone disabili, in vista di un ampliamento delle possibilità e
dell'adeguamento alle norme statali, è nata la Cooperativa Arca del
Molinetto con sede in Via Cavestro 12 (Tel.221074 solo di mattina per ora).
Nel nuovo spazio sono inseriti giovani affetti da sclerosi multipla con
problemi motori che lavorano a macchina, sui computers ecc. La centralità
della sistemazione è ideale per la raccolta e la consegna dei materiali.
L'attività è coordinata da una persona esperta nel campo, che costruisce
anche momenti di formazione dal punto di vista del lavoro sociale.
Il punto è verificare la possibilità di un reinserimento nell'aspetto sociale
lavorativo delle persone che per effetto della malattia hanno perso questa
possibilità nell'ambito lavorativo "normale". La struttura della nostra
società, l'asservimento alle leggi del 'Mercato' non permette il
mantenimento dell'impegno di lavoro se si necessitano di cure e non si può
garantire la massima efficienza, provocando con cio' la perdita di
grandissimi potenziali di esperienza e di impegno, e debilitando il lavoro
dalla sua qualità formativa e ed estremamente utile alla crescita umana.
Attraverso l'uso del computer si permette alla persona di tornare a
partecipare all'attività, garantendo un contatto con un ambiente diverso da
quello dove si ricevono le cure e valorizzando così il tempo e le qualità
individuali, ottenendo oltre ad una effetiva partecipazione all'attività
lavorativa, un effetto terapeutico.
La seconda iniziativa è nata da una collaborazione con l'AISM, e prevede
la creazione di un centro residenziale per disabili fornito di supporti
sanitari idonei e attrezzature terapeutico-riabilitative.
Centri di servizio e Internet
(da AC n.2 a4° feb-marzo 1997)
E' il caso di dire: finalmente! Non nel senso di una mancanza, ma di una visibile
trasformazione del modo di vivere del mondo della solidarietà. In un breve arco
di tempo, anche se con una lunga gestazione, sono state messi a punto
formidabili strumenti di 'messa in rete' delle associazioni. A Betania il 19
febbraio sono state presentate: la nuova edizione di Pagine Aperte '97,
l'attivazione ai primi di marzo del Centro di servizi ed infine il nuovo sito internet
per le Associazioni di Parma e provincia, il tutto gestito e promosso dal Forum
Solidarietà. Occorre riorganizzare lo Stato Sociale, le sue potenzialità, i suoi
servizi e la sua struttura economica per renderlo più organico anche nell'utilizzo
delle risorse, visto che spesso i tagli si attuano proprio in questo campo. Il
Centro di Servizio nasce con queste finalità, basandosi sulle esperienze
precedenti nel territorio riguardo l'organizzazione delle Associazioni, nel caso di
Parma l'Associazione di Associazioni Forum Solidarietà. La Regione ha stabilito
uno di questi Centri per provincia, e se da una parte ne ha valorizzato le
competenze specifiche dall'altra ha costruito un rapporto di stretta
collaborazione tra tutti i Centri, una messa in rete che consenta l'utilizzazione
delle risorse dell'intera Regione e le varie competenze da parte di tutti. A Parma
è stato dato un contributo di 407 milioni e come compito elaborativo, in
collaborazione con Reggio Emilia, la ricerca sulle competenze CEE e la Finanza
Etica, come qualità specifica (dedotta dalle competenze acquisite in passato) lo
sviluppo ed il collegamento con il territorio, che si trova già in una buona
situazione, ma dovrà confrontarsi con lo squilibrio dovuto all'accorparsi dell'85%
delle attività sociali tra Parma e Fidenza. Si apriranno sportelli a Colorno,
S.Secondo o Sissa, Fidenza, forse Salsomaggiore, Bardi, Borgotaro, Calestano,
Langhirano, Traversetolo. Il Centro svolgerà attività di raccolta di
documentazione e studi, ricerca, consulenza e supporto per il volontariato (es.
norme giuridiche per l'avviamento di una Associazione), formazione (gratuita a
meno di richieste specifiche non utilizzabili da altre realtà), coordinamento e
sviluppo dei servizi informativi, gestione dei rapporti con il territorio e diffusione
della cultura della solidarietà e dello 'stile' volontario, sviluppo dei collegamenti
creando occasioni di progettazione comune rivolta alla città.
La struttura gestionale dovrà essere trasparente (organismi di controllo) ed
avere una forma flessibile e modificabile per ottemperare ai principi
fondamentali dell'Associazione: lo sviluppo della collaborazione, la messa al
servizio e la non dipendenza degli organismi singoli rispetto al coordinamento.
Da qui si parte per riconoscere che le scelte del Forum e poi del Centro Servizi
di Parma sembrano davvero portare qualcosa di nuovo: a Parma il
coordinamento sociale sembra avere successo dove molti altri hanno fallito.
Più di cento sono le Associazioni iscritte a Forum, anche altre partecipano alle
riunioni decisionali, ma non tutte sono presenti, e non tutte erano presenti il 19
sera. Così come per il sito Internet si è creato un certo timore che possa essere
uno spreco, o che possa costringere le Associazioni a spese ulteriori per
'adattarsi ai tempi', esiste un timore, ragionevole, a lasciarsi coinvolgere da
progetti comuni elaborati da un individuo diverso. Tutte le realtà sociali tendono
spesso più alla difesa delle proprie peculiarità piuttosto che alla collaborazione
basata su valori comuni e fini molto simili, inoltre ci si scorda che il cittadino
profano, così come l'Ente pubblico vanno valorizzati e coinvolti più che osservati
con sospetto. Forum ed il Centro nascono con visioni completamente diverse:
1- Il volontariato va considerato non solo soggetto gestore, ma anche e
soprattutto destinatario dei servizi offerti; 2- il volontariato va considerato settore
aperto, come modalità di partecipazione al vivere sociale e non come settore o
area di questo, occorre quindi un atteggiamento di continua relazione e
interlocuzione con il territorio; 3- vi deve essere una idea di Rete che tenga
conto delle storie ed individualità singole e trovi le modalità per mettere in
rapporto, una relazione che fa imparare e crescere; 4- agire per progetti
concreti, proponendo e mettendo in discussione ed elaborazione le bozze
iniziali, fino all'approvazione; 5- innovare ed offrire idee e servizi innovativi.
Il fatto di partire dalle esigenze dei singoli soggetti nel territorio, di attendere da
loro l'indicazione delle vie da battere, di costruire progetti poi da elaborarsi in
maniera collettiva, di strutturarsi come ruolo organizzativo, formativo e di
servizio oltre all'apertura libera di ognuno degli strumenti approntati verso la
città ed il cittadino così come verso altri soggetti esterni al territorio credi sia il
grande valore di questa iniziativa e della realtà di Parma. E' necessario però che
tutti partecipino alla costruzione di questo esprimendo le loro esigenze, quindi
che partecipino agli incontri per settori di ogni martedi' dal 25 febbraio al 18
marzo presso la sede di Forum Solidarietà in p.le Matteotti, 9 (tel.242619).
Riguardo poi alle potenzialità di Internet devo dire che non si è stati molto chiari
su questo, certo non si esige che ogni Associazione si munisca di computer e
modem, tanto più che molte non hanno neppure una sede fissa..., ma si deve
riconoscere che poter ottenere dei documenti, delle informazioni, delle idee,
delle comunicazioni in tempo reale da tutto il mondo, poter utilizzare un mezzo
simile al fax ma in grado di passare immagini e comunicazioni reali può essere
uno strumento formidabile. Certo si intende che internet venga messo a
disposizione delle Associazioni in modo tale che possano utilizzarlo come
credono nella sede, tanto più che è più importante creare un centro unico che
coordini, a cui ci si possa riferire (un nodo) più che decentrare e assecondare la
'chiusura' dei singoli. Vi sono già state molte occasioni conosciute in cui persone
che si confrontavano con problemi peculiari hanno trovato ricercatori che
stavano lavorando su quel tema ed attraverso Internet ora sviluppano azioni
comuni! Il sito in questione: www.provincia.parma.it/forumpr, e-mail:
@forumpr.provincia.parma.it.
Ecco alcuni siti forniti dal giornale "Salvagente" che trattano di solidarieta' in
Italia, speriamo possano risultare veramente utili: Solidarieta' On Line
(www.coopt.it/solidarieta) borsa telematica della solidarieta'; Peacelink
(www.freeworld/peacelink/) indirizzario del volontariato; Bottega Solidale del
Mondo Virtuale (www.citinv/iniziative/equo/equomark.htm) prodotti del Sud del
mondo; Solidarity in Italy (www.crs4.it/HTML/Solidarity.html) associazioni per i
diritti umani; Banca Telematica della Solidarieta' (www.digibank.it/bts); Europa
Unita (www.eurplace.org).
BREVE: Centro Lunasole e parto naturale.
(da AC n.2 a4° feb-marzo 1997)
L'ANEP Italia organizza Corsi di educazione prenatale e di preparazione al
parto. I corsi sono distribuiti su piu' di 120 ore di lezione e trattano molti
argomenti: Training, ginnastica prenatale, Omeopatia, respirazione, visite
in luoghi di interesse, la comunicazione, la fisiologia, il pensiero... Si
terranno presso il Centro Lunasole in Piazza Mattarella 3/a a Parma tra il 17 marzo
ed il 15 giugno. Per informazioni: Gabriella Ferrari c/o Lunasole
Tel.0521.255133 (lu-gi, 17,30-20), 482285, 243429.
Attacco dal direttore del Qui Parma ad AltraCittà.
(AC, inedito; Qui Parma 10 luglio 1997...)
Ecco il testo stralciato dal Fondo del direttore del 'QUI Parma' Pietro Adrasto Ferraguti, dal titolo: "Tutti noi abbiamo dei nemici che..." (Rubrica Settegiorni, Qui Numero 26 anno V, 10 luglio 1997) che attacca il Consigliere comunale Gianni Caligaris e quindi (essendo stato egli il Vice-direttore di AltraCittà) anche il mensile della solidarietà di Parma:
"[...] Contro Qui marciò Walter Antonini quasi incolpevole testa di ponte, direttore di "Altra città", pubblicazione mensile proveniente dall'ammuffito sottobosco catt-comunista-solidaristico (attorno al quale, per rischio di querela, è bene non spendere nemmeno uno degli aggettivi che verrebbero da spendere eccetto uno: falso, falso da vergognarsi), di cui Caligaris è uno dei motori trainanti. [...].
Ecco la mia lettera di risposta inviata il 15/7/97:
Egregio e spettabile Direttore del QUI Parma,
chiedo scusa per il ritardo di questa risposta, ma non sono solito comprare
il vostro "giornale".
Ho saputo da un mio amico dell'articolo a proposito di Gianni Caligaris e
che si parlava del periodico 'AltraCittà Parma', di cui sono e sono stato
readttore ed agente, e visto che la nostra scelta è quella di mantenere
responsabili i redattori di ciò che firmano, (cosa che non accade spesso, e
lo si vede da ciò che viene scritto e dalla tendenza dei vari giornalisti a
nascondersi dietro direttori ben muniti di appoggi di industrialotti e di
politicanti vari, che firmano per questo roba non certo di grande qualità) mi
sento del tutto chiamato in causa dalle definizioni assurde e piuttosto
volgari che ho letto in quell'articolo.
Assurde perché molto poco rispondenti alla realtà, volgari poichè banali e
gratuite, essendo del tutto prive di fondamento e per nulla chiare, inoltre
mancanti di una qualsiasi capacità espressiva e matura, frutto di certo
gergo scandalistico e politichese ben lontano di solito dal giornalismo di
qualità, forse anche dal parlare in generale, di qualità.
Neppure io intendo spendere energia per querelare o iniziare azioni legali
di qualche genere (spreco, spreco e spreco di tempo ed energia inutile),
ma neppure io credo di dover stare zitto (certo dipenderà dalla serietà dei
curatori della rubrica delle lettere, spesso indice della serietà del giornale
stesso).
Primo, ho le prove chiare ed inequivocabili che tutto ciò che ho scritto nei
miei articoli risponde a verità e si basa su documenti REALI.
Secondo, non sono né cattolico né comunista né banalmente solidarista,
tantomeno poi sono ammuffito!
Terzo, il cattolicesimo in se non è nulla di male, neppure, credo, molte
delle idee comuniste, e ancor di più è una cosa certo di valore la cultura
della solidarietà.
Chi si permette di dire questo dimostra di non conoscere ciò di cui parla, e
rischia di cadere in concetti e opinioni grettamente chiuse, razziste e molto
poco civili.
AltraCittà è nato con l'intento di offrire uno strumento informativo sia alle
Associazioni e Cooperative che si occupano di solidarietà, volontariato ed
ecologia, sia ai cittadini in generale. Certo pochi sono stati quelli che ne
hanno capito il valore, e questo ci ha portato a costruire di più il giornale
con i nostri articoli che con quelli proposti direttamente da quel mondo.
Nonostante questo la motivazione è sempre stata quella di servire, di
costruire ed anche di difendere, quando occorreva.
Si sono fatti molti errori, ma vorrei si valutasse sia la qualità finale del
prodotto nella sua globalità e nei suoi quattro anni di vita, sia il fatto che tutta la
redazione lavorava come volontariato, ed anche il giornale mancava del
tutto di motivazioni di lucro, tant'è vero che spesso ha avuto problemi
monetari che certo non toccano gli 'unti del Signore'.
Alessandro M.
Decidete VOI, e fatemi sapere cosa ne pensate!